Phoinix presenting Federico Pietrella at ArtVerona 2017

Attraverso il suo lavoro, Federico Pietrella scandisce il suo tempo, che si svolge esclusivamente nel suo studio, come se volesse farne il tema di una sua clausura, di una ripetizione, ma anche di un metodo di concentrazione e di coerenza. La realtà viene digerita dal suo tempo speso nella solitudine.

Pensavo al mio lavoro "Grand Tour "del 2000, quando ho saputo che era Il tema principale di Artverona 2017, (ero sul vaporetto a Venezia!) mi sono inevitabilmente ricordata di Federico con il quale ho passato tanto tempo nei miei primi anni a Roma girando con lui sulla sua vespa bianca per Trastevere.

Grand Tour ha per me sempre rappresentato una visione interna, estranea da quella empirica, come se la realtà fosse osservata attraverso un vetro che ferma i suoni, che modifica la luce. Risulta in questo modo la nostra idea dei luoghi. Lord Byron, uno dei rappresentanti maggiori del Grand Tour, ha fatto tante osservazioni sul "Bel paese". Ma a parte della bella Italia. Ne esisteva solo la Grecia mitologica, quella dei titani, conosciuta nei libri, ed è quella per la quale è andato a combattere e morire.

Cosa ci fa un artista in fiera? che secondo le buone maniere non dovrebbe nemeno esserci? Come visitatore mi sono sempre sentita a disagio e sull'orlo dello svenimento, (peccato non a causa della sindrome di Stendhal). E poi alla fine cosa ci fa un artista (io) in fiera, se il suo programma artistico include anche l'organizzazione del sistema, la sostituzione delle parti mancanti istituzionali, iniziando dall'allestimento, produzione, per poi finire in fiera, perché la propria visibilità esiste solo lì? Cosa ci facciamo in quella temporanea scenografia di Potemkin di due giorni euforici e tutto ciò con poco senso? anche quando leggevo libri, e allattavo, ho puntato a presentare un qualcosa che non era guidato dalla paura o da ambizioni commerciali, e ne è sempre valsa la pena.

Questa volta con il progetto "Phoinix" di Bratislava, abbiamo deciso di trasferire lo studio di Federico con il suo lavoro. E' un trasferimento grandiosamente assurdo ma romantico simile a quello di Byron. Il viaggio dell'epoca richiedeva lo spostamento dell'intero mondo interiore, comprese necessità inutili, come gli oggetti d'affetto, gli strumenti che non servono a nulla ma fanno ricordare un qualcosa. animali domestici, servi, scarafaggi ecc... Vedere un artista nel suo studio significa entrare nella sua intimità, uno svelamento del laboratorio dell'alchimista. Federico ha avuto l'idea di fare un ritratto a me (e dovrò essere presente), e siccome io ho un ego da mongolfiera, ne sono felice.

Questa azione a specchio frammenta la realtá, anzi, ne seleziona un solo elemento da rappresentare. L'artista che ritrae me, e poi lui che appare in scena, ma ignora tutto il resto della situazione, inclusi i passanti ecc... A parte l'evocazione nota dell'artista e la modella, questa azione conferma ciò che è stato detto già. Le realtà non esistono se non come idee. PF